Abstract
Il saggio attraversa gli slittamenti di significato del concetto di responsabilità a partire dal paradigma dell’umano: vivente, situato nel mondo e partecipe prima che regista di un processo che investe il mondo/ambiente. Il termine assume il suo significato specifico con l’affermarsi dell’idea di libertà che orienta un vivente in grado di reagire e rispondere alle emergenze della vita e del mondo interrompendo il meccanismo stimolo/risposta. L’esemplare umano interpreta la sua dotazione corporea, proiettandosi in avanti, aprendosi all’altrimenti possibile. La riflessione sulla responsabilità rivela tutta la vischiosità del termine quando pre-tende di dirimere l’in-finito dissidio tra sfera soggettiva e sfera oggettiva, tra intenzione e azione, tra individuale e universale. La responsabilità si radica nel sentimento, ma si testimonia attraverso l’agire il cui risultato trascende anche le migliori intenzioni. La responsabilità non si sottrae alla tragedia della morale nell’epoca segnata dalla caduta di valori che ispirano l’orizzonte comune e plurale della forma umana della vita. In questo orizzonte la responsabilità si sottrae a ogni definizione e oggettivazione a senso unico, conservandosi come compito del pensiero capace di vigilare sui limiti dell’umano all’interno delle costellazioni in-finite del mondo oltre l’uomo. Ne è testimonianza la rinnovata attenzione alla responsabilità dopo la tragedia dei totalitarismi in cui la risposta/promessa ha rivelato la possibilità dell’impensabile, il potere distruttivo di un pensare astratto e a senso unico.