Il recupero delle opere giovanili di Marx ha rappresentato, nella storia degli studi sul suo pensiero, un punto di svolta difficile da sottovalutare: la considerazione del marxismo come una teoria avente degli stadi storici di elaborazione distinti, ognuno caratterizzato da un equilibrio fra le componenti filosofico-teoretiche e politico-economiche al contempo originale e problematico, ha consentito di superare definitivamente il tradizionale modello sistemico in cui troppo a lungo è stato confinato lo studio del metodo storico di Marx, che veniva puntualmente ridotto in ultimo alla riflessione delle sovrastrutture simboliche e politiche nella struttura produttiva. Infatti, nonostante sia ormai trascorso più di mezzo secolo da quando sono iniziate a comparire le prime opere del filosofo di Treviri – quelle cioè che vanno dalla Dissertazione ai Manoscrittieconomico-filosofici, scritti a Parigi del corso del primo esilio politico – ben più recente è stato il riconoscimento dell’esistenza di un Marx prettamente “filosofo”, caratterizzato da un progressivo quanto per larga parte contraddittorio passaggio dal piano squisitamente speculativo – del tutto interno alla sinistra hegeliana – a quello politico. La centralità che, a dispetto degli eventi, ha conservato il materialismo storico come unico punto di unione possibile fra l’analisi socio-economica e lo sviluppo complessivo ha occultato infatti in larga parte l’autonomia teorica del pensiero giovanile di Marx, che è stato concepito spesso come un “prologo” antropocentrico, funzionale alla successiva desoggettivizzazione della filosofia della prassi, se non come un momento già interno al superamento in chiave politica del pensiero hegeliano: è proprio quest’ultima impostazione a suscitare le maggiori perplessità, in quanto rischia di presupporre quanto invece dovrebbe essere l’oggetto dell’analisi, ossia la rottura filosofica di Marx con la corrente degli hegeliani di sinistra e, più in generale, con il sistema hegeliano.
L’ultimo libro di Mario Cingoli, Il giovane Marx. Vol. 1: 1842-1843 (Unicopli, Milano 2005) cerca invece di rispondere all’esigenza teorica che emerge da una lettura emancipata dalla necessità di ricondurre ad un canone unitario un pensiero che in realtà si articola nel corso di oltre quarant’anni: insieme alla pubblicazione precedente (Il primo Marx. Unicopli, Milano 2001), rappresenta, a detta dello stesso autore, un «tentativo di biografia intellettuale» in cui viene delineata una fase del pensiero di Marx dove la maturazione di una presa di posizione autonoma riguardo al concetto di storia ed al ruolo che in essa ha la filosofia critica si svolge completamente all’interno del pensiero hegeliano, da cui viene ipotecato – attraverso la mediazione decisiva dell’antropologia di Feuerbach – tanto l’impianto “organicista” del rapporto fra essere e pensiero quanto il linguaggio.
Vecchietti, Michele."MARIO CINGOLI. Il primo Marx (1835-1841) (Unicopli, Milano 2001); Il giovane Marx Vol.1 (1842-1843) (Unicopli, Milano 2005)". PólemosII. 1. (2008): 233-238https://www.rivistapolemos.it/mario-cingoli-il-primo-marx-1835-1841-unicopli-milano-2001-il-giovane-marx-vol-1-1842-1843-unicopli-milano-2005/?lang=it
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A1 - Vecchietti, Michele
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TI - MARIO CINGOLI. Il primo Marx (1835-1841) (Unicopli, Milano 2001); Il giovane Marx Vol.1 (1842-1843) (Unicopli, Milano 2005)
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Il recupero delle opere giovanili di Marx ha rappresentato, nella storia degli studi sul suo pensiero, un punto di svolta difficile da sottovalutare: la considerazione del marxismo come una teoria avente degli stadi storici di elaborazione distinti, ognuno caratterizzato da un equilibrio fra le componenti filosofico-teoretiche e politico-economiche al contempo originale e problematico, ha consentito di superare definitivamente il tradizionale modello sistemico in cui troppo a lungo è stato confinato lo studio del metodo storico di Marx, che veniva puntualmente ridotto in ultimo alla riflessione delle sovrastrutture simboliche e politiche nella struttura produttiva. Infatti, nonostante sia ormai trascorso più di mezzo secolo da quando sono iniziate a comparire le prime opere del filosofo di Treviri – quelle cioè che vanno dalla Dissertazione ai Manoscritti economico-filosofici, scritti a Parigi del corso del primo esilio politico – ben più recente è stato il riconoscimento dell’esistenza di un Marx prettamente “filosofo”, caratterizzato da un progressivo quanto per larga parte contraddittorio passaggio dal piano squisitamente speculativo – del tutto interno alla sinistra hegeliana – a quello politico. La centralità che, a dispetto degli eventi, ha conservato il materialismo storico come unico punto di unione possibile fra l’analisi socio-economica e lo sviluppo complessivo ha occultato infatti in larga parte l’autonomia teorica del pensiero giovanile di Marx, che è stato concepito spesso come un “prologo” antropocentrico, funzionale alla successiva desoggettivizzazione della filosofia della prassi, se non come un momento già interno al superamento in chiave politica del pensiero hegeliano: è proprio quest’ultima impostazione a suscitare le maggiori perplessità, in quanto rischia di presupporre quanto invece dovrebbe essere l’oggetto dell’analisi, ossia la rottura filosofica di Marx con la corrente degli hegeliani di sinistra e, più in generale, con il sistema hegeliano.
L’ultimo libro di Mario Cingoli, Il giovane Marx. Vol. 1: 1842-1843 (Unicopli, Milano 2005) cerca invece di rispondere all’esigenza teorica che emerge da una lettura emancipata dalla necessità di ricondurre ad un canone unitario un pensiero che in realtà si articola nel corso di oltre quarant’anni: insieme alla pubblicazione precedente (Il primo Marx. Unicopli, Milano 2001), rappresenta, a detta dello stesso autore, un «tentativo di biografia intellettuale» in cui viene delineata una fase del pensiero di Marx dove la maturazione di una presa di posizione autonoma riguardo al concetto di storia ed al ruolo che in essa ha la filosofia critica si svolge completamente all’interno del pensiero hegeliano, da cui viene ipotecato – attraverso la mediazione decisiva dell’antropologia di Feuerbach – tanto l’impianto “organicista” del rapporto fra essere e pensiero quanto il linguaggio.
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L’ultimo libro di Mario Cingoli, Il giovane Marx. Vol. 1: 1842-1843 (Unicopli, Milano 2005) cerca invece di rispondere all’esigenza teorica che emerge da una lettura emancipata dalla necessità di ricondurre ad un canone unitario un pensiero che in realtà si articola nel corso di oltre quarant’anni: insieme alla pubblicazione precedente (Il primo Marx. Unicopli, Milano 2001), rappresenta, a detta dello stesso autore, un «tentativo di biografia intellettuale» in cui viene delineata una fase del pensiero di Marx dove la maturazione di una presa di posizione autonoma riguardo al concetto di storia ed al ruolo che in essa ha la filosofia critica si svolge completamente all’interno del pensiero hegeliano, da cui viene ipotecato – attraverso la mediazione decisiva dell’antropologia di Feuerbach – tanto l’impianto “organicista” del rapporto fra essere e pensiero quanto il linguaggio.
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