Questo saggio appartiene all’ultima raccolta adorniana, Stichworte, pubblicata postuma dalla Suhrkamp nel settembre del 1969, poco dopo la morte dell’autore, il quale tuttavia riuscì a vederne una prova di stampa definitiva. Marginalien zu Theorie und Praxis costituisce, insieme a Zu Subjekt und Objekt, la sezione chiamata Dialektische Epilegomena. Questi due saggi del 1969 sono gli unici inediti. Non pubblicato è anche Freizeit, relazione alla radio del 25 maggio ’69, che tuttavia, come gli altri testi di Stichworte, per lo più interventi radiofonici e comunque già tutti pubblicati precedentemente, risale a una circostanza diversa dalla pubblicazione del testo. Marginalien affronta in 14 tesi il problema della dialettica teoria-prassi, attraverso i concetti filosofici centrali dell’autore: il Bann, il bando come meccanismo occidentale storicosociale che mutila ogni forma di non identità, la Naturbeherrschung, il dominio sulla natura e la percezione dell’altro come oggetto da utilizzare, la Selbsterhaltung, l’autoconservazione del Tutto a discapito del singolo. La questione della prassi emerge in modo sempre più centrale alla fine degli anni ’60 nella polemica con il movimento studentesco. In questi ultimi anni della sua vita, Adorno si confronta pubblicamente con quanto sta accadendo nel mondo, e, oltre a scrivere saggi su riflessioni legate alla contemporaneità, rilascia interviste e partecipa a discussioni con altri filosofi della Scuola di Francoforte, in primis con Herbert Marcuse, e con esponenti del movimento studentesco, come con Hans-Jürgen Krahl. Il clima è molto teso e le situazioni degenerano in più occasioni, non permettendo spesso un vero e proprio dialogo tra le parti1. Gli anni ’60 sono anche gli anni in cui Adorno lavora intensamente alla sua Teoria estetica, opera che comunque è complementare agli interventi e alle prese di posizione di filosofia politica, in quanto ciò che il pensatore cerca nell’ambito dell’estetica, è proprio una possibilità di realizzazione di quella dialettica tra teoria e prassi che nell’agire di quel periodo a suo avviso è carente. L’arte è, infatti, l’utopia critica, e quindi pratica, dell’esistente: «L’arte non è solo vicaria di una prassi migliore di quella che ha dominato fino ad oggi bensì, con lo stesso diritto, critica una prassi intesa come dominio di un brutale autoconservarsi in mezzo all’esistente e per l’esistente. Essa sbugiarda l’idea di una produzione per la produzione e opta per uno stato della prassi al di là della prassi»2. L’urgenza storica, che Adorno avverte, è quella di una problematizzazione dell’azione politica, che, per essere incisiva, deve mantenere una mediazione teoretica. Infatti, a suo avviso il pericolo di una prassi troppo concentrata su sé stessa, è di essere una tautologica affermazione di quel mondo che vuole cambiare. Un agire che non abbia spessore teoretico è, come Adorno afferma nell’intervento del 1962 sul ruolo della filosofia, Wozu noch Philosophie, necessariamente condannato all’impossibilità, al fallimento e, più ancora, a riproporre gli stessi meccanismi autoritari della società contro cui si pone: «La prassi che ha come scopo la produzione di un’umanità razionale e maggiorenne, resta all’interno del bando della sventura senza una teoria in grado di pensare il Tutto nella sua non verità»3. Molto interessanti, e complementari rispetto a queste tesi, sono gli appunti dell’ultimo corso del semestre estivo del 1969, che il filosofo, significativamente, fu costretto a interrompere in quanto disturbato e boicottato da studenti del movimento, e di cui sono stati pubblicati gli Stichworte di tre ore, gli unici conservati: in questi appunti c’è una parte, pensata per la discussione, che riguarda proprio il tema della prassi, la quale viene definita come necessariamente intrecciata alla teoria, e come sopravvalutata nella situazione contemporanea, ma anche come Restitutionsphänomen, fenomeno di restituzione, della perdita di realtà da parte della ragione soggettiva4. Intento della riproposizione di un testo come Marginalien è quello di sottolineare l’aspetto pratico della filosofia adorniana, di mostrarla come una teoria che tenta di pensare una prassi, o meglio una prassi che prova a generarsi a partire dalla teoria. Infatti, come si legge in una lezione del 1965 sulla dialettica negativa: «Perché il pensare stesso è sempre anche un modo di comportarsi, è esso stesso, che lo voglia o meno, anche nelle operazioni logiche più pure un momento della prassi»5. Stichworte è stato già tradotto in italiano nel 1974, in Parole chiave. Modelli critici, dalla casa editrice SugarCo; tale testo non è stato più ripubblicato e oggi è fuori catalogo. L’idea di una nuova traduzione di Marginalien nasce anche dalla volontà di mostrare il saggio nel suo processo di sviluppo, attraverso un confronto con le versioni precedenti che illustri i momenti di riflessione che lo hanno generato. Per questo nel testo sono state aggiunte in parentesi le parti più significative delle stesure del maggio 1969, antecedenti a quella definitiva pubblicata dalla Suhrkamp, con riferimento puntuale alla segnatura del manoscritto corrispondente (il codice di queste stesure è Ts, abbreviazione di Typoskript). Per la consultazione del materiale preparatorio inedito si ringrazia il Benjamin Archiv, e in particolare il dottor Michael Schwarz.
Per un approfondimento del difficile rapporto tra Adorno e il movimento studentesco, a partire dai primi anni ’60, si rimanda alla biografia di S. Müller Doohm, Adorno. Eine Biographie, Suhrkamp, Frankfurt a.M. 2003, e in particolare alla sezione Mit dem Rücken zur Wand, pp. 679- 729, dove l’autore ricostruisce i momenti salienti di quegli anni. Inoltre importante è il sesto volume, monotematico sull’argomento, di «Frankfurter Adorno Blätter»’, Richard Boorberg Verlag, München 2000, con testi inediti dell’autore e altre testimonianze di quegli anni. ↩
T.W. Adorno, Teoriaestetica, trad. it. di E. De Angelis, Einaudi, Torino 1975, p. 17. ↩
«Praxis, welche die Herstellung einer vernünftigen und mündigen Menschheit bezweckt, verharrt im Bann des Unheils ohne eine das Ganze in seiner Unwahrheit denkende Theorie» (T.W. Adorno, Wozu noch Philosophie, Kulturkritik und Gesellschaft I/II, Gesammelte Schriften, volume 10, Frankfurt a.M. 1997, p. 470). Per un approfondimento della concezione del Bann in Adorno si rimanda alla nota 13. ↩
T.W. Adorno, Einleitung in dialektisches Denken. Stichworte zur letzen, abgebrochenen Vorlesung SS 1969, in Frankfurter Adorno Blätter VI, cit., pp. 173-177, pag. 176: «Subjektive Vernunft = Realitätsverlust. Praxis als Restitutionsphänomen. (…) Problem der Überwertung von Praxis. NB (Notabene) schon in der Dialektik der Aufklärung. Verflechtung von Praxis + Erkenntnisproblem» (Ragione soggettiva = perdita della realtà. Prassi come fenomeno di restituzione. (…) Problema della sopravvalutazione della prassi. Nota bene: già nella Dialettica dell’illuminismo. Intreccio di prassi + problema della conoscenza). Nella prima tesi della seguente traduzione, si ritrova la stessa espressione Restitutionsphänomene, riferita alle azioni di Don Chischotte . ↩
«Denn Denken selbst ist ja immer auch eine Verhaltensweise, ist selber, ob es das will oder nicht, noch in den pursten logischen Operationen ein Moment von Praxis» (T.W. Adorno, Vorlesung über Negative Dialektik, Suhrkamp, Frankfurt a.M. 2003, p. 83). ↩
Adorno, Theodor W.."MARGINALIEN ZU THEORIE UND PRAXIS Dialektische Epilegomena". PólemosV. 2-3. (2010): 135-157https://www.rivistapolemos.it/marginalien-zu-theorie-und-praxis-dialektische-epilegomena/?lang=it
APA
Adorno, T.(2010). "MARGINALIEN ZU THEORIE UND PRAXIS Dialektische Epilegomena". PólemosV. (2-3). 135-157https://www.rivistapolemos.it/marginalien-zu-theorie-und-praxis-dialektische-epilegomena/?lang=it
Chicago
Adorno, Theodor W..2010. "MARGINALIEN ZU THEORIE UND PRAXIS Dialektische Epilegomena". PólemosV (2-3). Donzelli Editore: 135-157. https://www.rivistapolemos.it/marginalien-zu-theorie-und-praxis-dialektische-epilegomena/?lang=it
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TY - JOUR
A1 - Adorno, Theodor W.
PY - 2010
TI - MARGINALIEN ZU THEORIE UND PRAXIS Dialektische Epilegomena
JO - Plemos
SN - 8890413611/2281-9517
AB - Questo saggio appartiene all’ultima raccolta adorniana, Stichworte, pubblicata postuma dalla Suhrkamp nel settembre del 1969, poco dopo la morte dell’autore, il quale tuttavia riuscì a vederne una prova di stampa definitiva. Marginalien zu Theorie und Praxis costituisce, insieme a Zu Subjekt und Objekt, la sezione chiamata Dialektische Epilegomena. Questi due saggi del 1969 sono gli unici inediti. Non pubblicato è anche Freizeit, relazione alla radio del 25 maggio ’69, che tuttavia, come gli altri testi di Stichworte, per lo più interventi radiofonici e comunque già tutti pubblicati precedentemente, risale a una circostanza diversa dalla pubblicazione del testo. Marginalien affronta in 14 tesi il problema della dialettica teoria-prassi, attraverso i concetti filosofici centrali dell’autore: il Bann, il bando come meccanismo occidentale storicosociale che mutila ogni forma di non identità, la Naturbeherrschung, il dominio sulla natura e la percezione dell’altro come oggetto da utilizzare, la Selbsterhaltung, l’autoconservazione del Tutto a discapito del singolo. La questione della prassi emerge in modo sempre più centrale alla fine degli anni ’60 nella polemica con il movimento studentesco. In questi ultimi anni della sua vita, Adorno si confronta pubblicamente con quanto sta accadendo nel mondo, e, oltre a scrivere saggi su riflessioni legate alla contemporaneità, rilascia interviste e partecipa a discussioni con altri filosofi della Scuola di Francoforte, in primis con Herbert Marcuse, e con esponenti del movimento studentesco, come con Hans-Jürgen Krahl. Il clima è molto teso e le situazioni degenerano in più occasioni, non permettendo spesso un vero e proprio dialogo tra le parti[1. Per un approfondimento del difficile rapporto tra Adorno e il movimento studentesco, a partire dai primi anni ’60, si rimanda alla biografia di S. Müller Doohm, Adorno. Eine Biographie, Suhrkamp, Frankfurt a.M. 2003, e in particolare alla sezione Mit dem Rücken zur Wand, pp. 679- 729, dove l’autore ricostruisce i momenti salienti di quegli anni. Inoltre importante è il sesto volume, monotematico sull’argomento, di «Frankfurter Adorno Blätter»’, Richard Boorberg Verlag, München 2000, con testi inediti dell’autore e altre testimonianze di quegli anni.]. Gli anni ’60 sono anche gli anni in cui Adorno lavora intensamente alla sua Teoria estetica, opera che comunque è complementare agli interventi e alle prese di posizione di filosofia politica, in quanto ciò che il pensatore cerca nell’ambito dell’estetica, è proprio una possibilità di realizzazione di quella dialettica tra teoria e prassi che nell’agire di quel periodo a suo avviso è carente. L’arte è, infatti, l’utopia critica, e quindi pratica, dell’esistente: «L’arte non è solo vicaria di una prassi migliore di quella che ha dominato fino ad oggi bensì, con lo stesso diritto, critica una prassi intesa come dominio di un brutale autoconservarsi in mezzo all’esistente e per l’esistente. Essa sbugiarda l’idea di una produzione per la produzione e opta per uno stato della prassi al di là della prassi»[2. T.W. Adorno, Teoria estetica, trad. it. di E. De Angelis, Einaudi, Torino 1975, p. 17.]. L’urgenza storica, che Adorno avverte, è quella di una problematizzazione dell’azione politica, che, per essere incisiva, deve mantenere una mediazione teoretica. Infatti, a suo avviso il pericolo di una prassi troppo concentrata su sé stessa, è di essere una tautologica affermazione di quel mondo che vuole cambiare. Un agire che non abbia spessore teoretico è, come Adorno afferma nell’intervento del 1962 sul ruolo della filosofia, Wozu noch Philosophie, necessariamente condannato all’impossibilità, al fallimento e, più ancora, a riproporre gli stessi meccanismi autoritari della società contro cui si pone: «La prassi che ha come scopo la produzione di un’umanità razionale e maggiorenne, resta all’interno del bando della sventura senza una teoria in grado di pensare il Tutto nella sua non verità»[3. «Praxis, welche die Herstellung einer vernünftigen und mündigen Menschheit bezweckt, verharrt im Bann des Unheils ohne eine das Ganze in seiner Unwahrheit denkende Theorie» (T.W. Adorno, Wozu noch Philosophie, Kulturkritik und Gesellschaft I/II, Gesammelte Schriften, volume 10, Frankfurt a.M. 1997, p. 470). Per un approfondimento della concezione del Bann in Adorno si rimanda alla nota 13.]. Molto interessanti, e complementari rispetto a queste tesi, sono gli appunti dell’ultimo corso del semestre estivo del 1969, che il filosofo, significativamente, fu costretto a interrompere in quanto disturbato e boicottato da studenti del movimento, e di cui sono stati pubblicati gli Stichworte di tre ore, gli unici conservati: in questi appunti c’è una parte, pensata per la discussione, che riguarda proprio il tema della prassi, la quale viene definita come necessariamente intrecciata alla teoria, e come sopravvalutata nella situazione contemporanea, ma anche come Restitutionsphänomen, fenomeno di restituzione, della perdita di realtà da parte della ragione soggettiva[4. T.W. Adorno, Einleitung in dialektisches Denken. Stichworte zur letzen, abgebrochenen Vorlesung SS 1969, in Frankfurter Adorno Blätter VI, cit., pp. 173-177, pag. 176: «Subjektive Vernunft = Realitätsverlust. Praxis als Restitutionsphänomen. (...) Problem der Überwertung von Praxis. NB (Notabene) schon in der Dialektik der Aufklärung. Verflechtung von Praxis + Erkenntnisproblem» (Ragione soggettiva = perdita della realtà. Prassi come fenomeno di restituzione. (…) Problema della sopravvalutazione della prassi. Nota bene: già nella Dialettica dell’illuminismo. Intreccio di prassi + problema della conoscenza). Nella prima tesi della seguente traduzione, si ritrova la stessa espressione Restitutionsphänomene, riferita alle azioni di Don Chischotte .]. Intento della riproposizione di un testo come Marginalien è quello di sottolineare l’aspetto pratico della filosofia adorniana, di mostrarla come una teoria che tenta di pensare una prassi, o meglio una prassi che prova a generarsi a partire dalla teoria. Infatti, come si legge in una lezione del 1965 sulla dialettica negativa: «Perché il pensare stesso è sempre anche un modo di comportarsi, è esso stesso, che lo voglia o meno, anche nelle operazioni logiche più pure un momento della prassi»[5. «Denn Denken selbst ist ja immer auch eine Verhaltensweise, ist selber, ob es das will oder nicht, noch in den pursten logischen Operationen ein Moment von Praxis» (T.W. Adorno, Vorlesung über Negative Dialektik, Suhrkamp, Frankfurt a.M. 2003, p. 83).]. Stichworte è stato già tradotto in italiano nel 1974, in Parole chiave. Modelli critici, dalla casa editrice SugarCo; tale testo non è stato più ripubblicato e oggi è fuori catalogo. L’idea di una nuova traduzione di Marginalien nasce anche dalla volontà di mostrare il saggio nel suo processo di sviluppo, attraverso un confronto con le versioni precedenti che illustri i momenti di riflessione che lo hanno generato. Per questo nel testo sono state aggiunte in parentesi le parti più significative delle stesure del maggio 1969, antecedenti a quella definitiva pubblicata dalla Suhrkamp, con riferimento puntuale alla segnatura del manoscritto corrispondente (il codice di queste stesure è Ts, abbreviazione di Typoskript). Per la consultazione del materiale preparatorio inedito si ringrazia il Benjamin Archiv, e in particolare il dottor Michael Schwarz.
SE - 2-3/2010
DA - 2010
KW - Adorno KW - teoria e prassi
UR - https://www.rivistapolemos.it/marginalien-zu-theorie-und-praxis-dialektische-epilegomena/?lang=it
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Marginalien affronta in 14 tesi il problema della dialettica teoria-prassi, attraverso i concetti filosofici centrali dell’autore: il Bann, il bando come meccanismo occidentale storicosociale che mutila ogni forma di non identità, la Naturbeherrschung, il dominio sulla natura e la percezione dell’altro come oggetto da utilizzare, la Selbsterhaltung, l’autoconservazione del Tutto a discapito del singolo. La questione della prassi emerge in modo sempre più centrale alla fine degli anni ’60 nella polemica con il movimento studentesco. In questi ultimi anni della sua vita, Adorno si confronta pubblicamente con quanto sta accadendo nel mondo, e, oltre a scrivere saggi su riflessioni legate alla contemporaneità, rilascia interviste e partecipa a discussioni con altri filosofi della Scuola di Francoforte, in primis con Herbert Marcuse, e con esponenti del movimento studentesco, come con Hans-Jürgen Krahl. Il clima è molto teso e le situazioni degenerano in più occasioni, non permettendo spesso un vero e proprio dialogo tra le parti[1. Per un approfondimento del difficile rapporto tra Adorno e il movimento studentesco, a partire dai primi anni ’60, si rimanda alla biografia di S. Müller Doohm, Adorno. Eine Biographie, Suhrkamp, Frankfurt a.M. 2003, e in particolare alla sezione Mit dem Rücken zur Wand, pp. 679- 729, dove l’autore ricostruisce i momenti salienti di quegli anni. Inoltre importante è il sesto volume, monotematico sull’argomento, di «Frankfurter Adorno Blätter»’, Richard Boorberg Verlag, München 2000, con testi inediti dell’autore e altre testimonianze di quegli anni.]. Gli anni ’60 sono anche gli anni in cui Adorno lavora intensamente alla sua Teoria estetica, opera che comunque è complementare agli interventi e alle prese di posizione di filosofia politica, in quanto ciò che il pensatore cerca nell’ambito dell’estetica, è proprio una possibilità di realizzazione di quella dialettica tra teoria e prassi che nell’agire di quel periodo a suo avviso è carente. L’arte è, infatti, l’utopia critica, e quindi pratica, dell’esistente: «L’arte non è solo vicaria di una prassi migliore di quella che ha dominato fino ad oggi bensì, con lo stesso diritto, critica una prassi intesa come dominio di un brutale autoconservarsi in mezzo all’esistente e per l’esistente. Essa sbugiarda l’idea di una produzione per la produzione e opta per uno stato della prassi al di là della prassi»[2. T.W. Adorno, Teoria estetica, trad. it. di E. De Angelis, Einaudi, Torino 1975, p. 17.]. L’urgenza storica, che Adorno avverte, è quella di una problematizzazione dell’azione politica, che, per essere incisiva, deve mantenere una mediazione teoretica. Infatti, a suo avviso il pericolo di una prassi troppo concentrata su sé stessa, è di essere una tautologica affermazione di quel mondo che vuole cambiare. Un agire che non abbia spessore teoretico è, come Adorno afferma nell’intervento del 1962 sul ruolo della filosofia, Wozu noch Philosophie, necessariamente condannato all’impossibilità, al fallimento e, più ancora, a riproporre gli stessi meccanismi autoritari della società contro cui si pone: «La prassi che ha come scopo la produzione di un’umanità razionale e maggiorenne, resta all’interno del bando della sventura senza una teoria in grado di pensare il Tutto nella sua non verità»[3. «Praxis, welche die Herstellung einer vernünftigen und mündigen Menschheit bezweckt, verharrt im Bann des Unheils ohne eine das Ganze in seiner Unwahrheit denkende Theorie» (T.W. Adorno, Wozu noch Philosophie, Kulturkritik und Gesellschaft I/II, Gesammelte Schriften, volume 10, Frankfurt a.M. 1997, p. 470). Per un approfondimento della concezione del Bann in Adorno si rimanda alla nota 13.]. Molto interessanti, e complementari rispetto a queste tesi, sono gli appunti dell’ultimo corso del semestre estivo del 1969, che il filosofo, significativamente, fu costretto a interrompere in quanto disturbato e boicottato da studenti del movimento, e di cui sono stati pubblicati gli Stichworte di tre ore, gli unici conservati: in questi appunti c’è una parte, pensata per la discussione, che riguarda proprio il tema della prassi, la quale viene definita come necessariamente intrecciata alla teoria, e come sopravvalutata nella situazione contemporanea, ma anche come Restitutionsphänomen, fenomeno di restituzione, della perdita di realtà da parte della ragione soggettiva[4. T.W. Adorno, Einleitung in dialektisches Denken. Stichworte zur letzen, abgebrochenen Vorlesung SS 1969, in Frankfurter Adorno Blätter VI, cit., pp. 173-177, pag. 176: «Subjektive Vernunft = Realitätsverlust. Praxis als Restitutionsphänomen. (...) Problem der Überwertung von Praxis. NB (Notabene) schon in der Dialektik der Aufklärung. Verflechtung von Praxis + Erkenntnisproblem» (Ragione soggettiva = perdita della realtà. Prassi come fenomeno di restituzione. (…) Problema della sopravvalutazione della prassi. Nota bene: già nella Dialettica dell’illuminismo. Intreccio di prassi + problema della conoscenza). Nella prima tesi della seguente traduzione, si ritrova la stessa espressione Restitutionsphänomene, riferita alle azioni di Don Chischotte .]. Intento della riproposizione di un testo come Marginalien è quello di sottolineare l’aspetto pratico della filosofia adorniana, di mostrarla come una teoria che tenta di pensare una prassi, o meglio una prassi che prova a generarsi a partire dalla teoria. Infatti, come si legge in una lezione del 1965 sulla dialettica negativa: «Perché il pensare stesso è sempre anche un modo di comportarsi, è esso stesso, che lo voglia o meno, anche nelle operazioni logiche più pure un momento della prassi»[5. «Denn Denken selbst ist ja immer auch eine Verhaltensweise, ist selber, ob es das will oder nicht, noch in den pursten logischen Operationen ein Moment von Praxis» (T.W. Adorno, Vorlesung über Negative Dialektik, Suhrkamp, Frankfurt a.M. 2003, p. 83).]. Stichworte è stato già tradotto in italiano nel 1974, in Parole chiave. Modelli critici, dalla casa editrice SugarCo; tale testo non è stato più ripubblicato e oggi è fuori catalogo. L’idea di una nuova traduzione di Marginalien nasce anche dalla volontà di mostrare il saggio nel suo processo di sviluppo, attraverso un confronto con le versioni precedenti che illustri i momenti di riflessione che lo hanno generato. Per questo nel testo sono state aggiunte in parentesi le parti più significative delle stesure del maggio 1969, antecedenti a quella definitiva pubblicata dalla Suhrkamp, con riferimento puntuale alla segnatura del manoscritto corrispondente (il codice di queste stesure è Ts, abbreviazione di Typoskript). Per la consultazione del materiale preparatorio inedito si ringrazia il Benjamin Archiv, e in particolare il dottor Michael Schwarz.}
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