Abstract
La ricostruzione del ruolo dell’immaginario nel percorso occidentale, esplicitamente ispirata al modello foucaultiano dell’archeologia, si struttura nel testo di Marco Maurizi come una critica dell’identità del pensiero e del soggetto nella sua forma consolidata della modernità. In perfetta sintonia con la Teoria Critica adorniana che, secondo l’opinione di chi scrive, implicitamente sottende tutta l’argomentazione di Maurizi (comparendo esplicitamente solo nelle ultime pagine), il fine è mettere in luce l’impossibilità strutturale e il carattere illusorio-ingannevole del soggetto identitario della società capitalistica. L’Io sospeso è un testo di filosofia politica che vuole dare all’immaginario il ruolo del non identico della società e chiedersi come questo possa entrare in una critica del moderno. L’immaginario viene qui mostrato come quell’alterità originaria del pensiero, da cui il pensiero moderno si scinde in maniera netta e a cui tuttavia negativamente – intendendo qui l’accezione negativa nel suo carattere dialettico – resta sempre legato.