È indubbio: Domenico Losurdo si propone d’interpretare il pensiero di Karl Marx applicando all’autore stesso del Manifesto del partito comunista l’elaborazione concettuale che quest’ultimo applicò criticamente a terzi. In ciò è lo spirito dell’ampia riflessione creativa ed ermeneutica di Losurdo sul marxismo che, nel sopra citato esergo marxiano – da Losurdo adattato a Marx stesso – trova un suo decisivo assunto teorico di fondo. Autore di testi significativi quali Marx e il bilancio storico del novecento, Fuga dalla storia e Controstoria del liberalismo, Losurdo ci richiama con forza a mettere da parte un atteggiamento religioso nei confronti dell’opera marxiana giacché il marxismo «non è l’elaborazione, folle o geniale che sia, di un intellettuale o gruppi di intellettuali, bensì l’espressione teorica di bisogni e possibilità reali». Erede coerente dello spirito della riflessione marxiana, negli scritti a quest’ultima dedicati Losurdo critica – con dovizia d’analisi storica e filologica – i non di rado unilaterali giudici della vulgata dominante che, in nome dell’ideologia liberal-borghese, si ergono a liquidare chi tenti di porre in discussione l’esistente. Si pretenderebbe di contrapporre la crociana «religione moderna della libertà» al presunto velleitarismo «totalitario» marxiano. La prima tuttavia, secondo Losurdo, si rivela al contrario – a seguito d’una spietata ed approfondita disamina storico-concettuale – un «universalismo imperiale che ha praticato una despecificazione di massa a livello globale».
In tal senso, un «ritorno a Marx» privo degli oltre centocinquanta anni d’elaborazione e di pratica marxista rischierebbe d’esser solamente l’esplicitazione d’un «culto formalistico dei martiri», quasi che vi fosse un «“autentico” messaggio di salvezza già consegnato, una volta per sempre, in testi sacri che si tratterebbe solo di riscoprire e rimeditare religiosamente!». Solamente una mera coscienza religiosa difatti – ed in ultimo «profetica» – proclama e gode «narcisisticamente» della propria presunta immacolatezza. E se il ripiegamento intimistico della comunità religiosa ebraico-cristiana si propone quantomeno di stimolare l’emergere d’un pensiero universalistico, l’odierno ritorno astratto ad un Marx primigenio risulta mero sintomo d’involuzione ed arretratezza, quando non di vera e propria subalternità nei confronti dell’ideologia dominante.
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TY - JOUR
A1 - Ausilio, Manuela
PY - 2008
TI - L’effettualità della dialettica rivoluzionaria. Losurdo interprete di Marx
JO - Plemos
SN - 889013013X/2281-9517
AB - È indubbio: Domenico Losurdo si propone d’interpretare il pensiero di Karl Marx applicando all’autore stesso del Manifesto del partito comunista l’elaborazione concettuale che quest’ultimo applicò criticamente a terzi. In ciò è lo spirito dell’ampia riflessione creativa ed ermeneutica di Losurdo sul marxismo che, nel sopra citato esergo marxiano – da Losurdo adattato a Marx stesso – trova un suo decisivo assunto teorico di fondo. Autore di testi significativi quali Marx e il bilancio storico del novecento, Fuga dalla storia e Controstoria del liberalismo, Losurdo ci richiama con forza a mettere da parte un atteggiamento religioso nei confronti dell’opera marxiana giacché il marxismo «non è l’elaborazione, folle o geniale che sia, di un intellettuale o gruppi di intellettuali, bensì l’espressione teorica di bisogni e possibilità reali». Erede coerente dello spirito della riflessione marxiana, negli scritti a quest’ultima dedicati Losurdo critica – con dovizia d’analisi storica e filologica – i non di rado unilaterali giudici della vulgata dominante che, in nome dell’ideologia liberal-borghese, si ergono a liquidare chi tenti di porre in discussione l’esistente. Si pretenderebbe di contrapporre la crociana «religione moderna della libertà» al presunto velleitarismo «totalitario» marxiano. La prima tuttavia, secondo Losurdo, si rivela al contrario – a seguito d’una spietata ed approfondita disamina storico-concettuale – un «universalismo imperiale che ha praticato una despecificazione di massa a livello globale».
In tal senso, un «ritorno a Marx» privo degli oltre centocinquanta anni d’elaborazione e di pratica marxista rischierebbe d’esser solamente l’esplicitazione d’un «culto formalistico dei martiri», quasi che vi fosse un «“autentico” messaggio di salvezza già consegnato, una volta per sempre, in testi sacri che si tratterebbe solo di riscoprire e rimeditare religiosamente!». Solamente una mera coscienza religiosa difatti – ed in ultimo «profetica» – proclama e gode «narcisisticamente» della propria presunta immacolatezza. E se il ripiegamento intimistico della comunità religiosa ebraico-cristiana si propone quantomeno di stimolare l’emergere d’un pensiero universalistico, l’odierno ritorno astratto ad un Marx primigenio risulta mero sintomo d’involuzione ed arretratezza, quando non di vera e propria subalternità nei confronti dell’ideologia dominante.
SE - 1/2008
DA - 2008
KW - Marx KW - Losurdo KW - Rivoluzione
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In tal senso, un «ritorno a Marx» privo degli oltre centocinquanta anni d’elaborazione e di pratica marxista rischierebbe d’esser solamente l’esplicitazione d’un «culto formalistico dei martiri», quasi che vi fosse un «“autentico” messaggio di salvezza già consegnato, una volta per sempre, in testi sacri che si tratterebbe solo di riscoprire e rimeditare religiosamente!». Solamente una mera coscienza religiosa difatti – ed in ultimo «profetica» – proclama e gode «narcisisticamente» della propria presunta immacolatezza. E se il ripiegamento intimistico della comunità religiosa ebraico-cristiana si propone quantomeno di stimolare l’emergere d’un pensiero universalistico, l’odierno ritorno astratto ad un Marx primigenio risulta mero sintomo d’involuzione ed arretratezza, quando non di vera e propria subalternità nei confronti dell’ideologia dominante.}
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