Abstract
Il saggio intende argomentare come il modo di vivere nelle loro comunità dei profeti antichi, in particolare nella tradizione ebraica, possa essere di interesse nell’attuale dibattito sul ruolo della religione nello spazio pubblico. Il profeta può essere inteso come figura di confine nella comunità sebbene si trovi al centro di essa, per via del suo diverso sguardo sulla sua condizione e sul suo destino, che gli viene dall’ispirazione divina della sua vocazione e della sua funzione nella comunità. È un’ispirazione che gli conferisce un atteggiamento critico nei confronti del modo ordinario di vivere della comunità e apertura verso coloro che la comunità esclude o emargina. Il modello profetico viene descritto attraverso l’esame della figura del profeta sia nella tradizione ebraica che non ebraica. La terza e quarta parte del saggio discutono le interpretazioni, in parte divergenti, che Buber e Bloch danno del profetismo e della sua relazione con l’apocalittica. Una breve conclusione argomenta sui potenziali rischi di totalitarismo ravvisabili nella prospettiva dell’apocalittica e della filosofia della storia insita in essa, avvalendosi di osservazioni critiche verso il totalitarismo politico e religioso in Ricœur, e sostiene infine l’attualità del modello profetico sulla base della sua costitutiva finitezza.