Abstract
La globalizzazione che prese avvio dalle grandi scoperte geografiche, con l’apertura del mondo europeo verso nuovi spazi, ebbe alcune caratterizzazioni peculiari derivanti da una rinnovata impostazione, visibile a un tempo nella cartografia e nella riflessione filosofica. In questa relazione, e nelle conseguenze che in termini rappresentativi si ebbero, un ruolo fondamentale fu svolto dalla Riforma protestante, che diede ulteriore impulso a quel fenomeno di spinte centrifughe – ideali e fattuali – che si erano avviate con l’impresa di Colombo. Quello che in cartografia si registrò in termini di perdita degli elementi divini e sovrannaturali, prima dettati dall’impostazione cattolico-medievale, fu infatti il risultato ultimo non solo delle scoperte geografiche, ma anche del realismo incarnato dalla visione protestante e dell’iconoclastia avviata dai moti riformatori. Tali elementi possono essere ricompresi all’interno della formula della secolarizzazione cartografica che seguì di pari passo gli avanzamenti del «pensiero per linee globali».