A cura di Valeria Bonacci e Flavio Luzi
Giorgio Agamben è uno dei più illustri e discussi filosofi contemporanei: stimato quanto aspramente criticato in ambito accademico, gode di una ricezione altrettanto controversa all’interno delle posizioni teoriche dei movimenti emersi sullo scenario politico dalla fine degli anni Novanta. Con il ventennale progetto filosofico Homo sacer (di cui è stata da poco pubblicata l’edizione integrale in Germania, Francia, Stati Uniti, Inghilterra, Spagna e Italia) si è impegnato in una minuziosa operazione di destituzione delle categorie ontologiche e politiche della tradizione occidentale, offrendo una cassetta degli attrezzi capace di attentare ai consolidati confini disciplinari – si pensi a espressioni come nuda vita, eccezione, soglia, resto, inoperosità, gesto, che, dall’ambito della riflessione filosofica internazionale, sono ormai penetrate nel lessico delle scienze umane, ma anche dell’architettura e dell’arte. Al contempo, si potrebbe affermare che Giorgio Agamben sia lo pseudonimo di un mutevole personaggio concettuale, un epigono nel senso letterale di colui che si genera a partire da altri, autori e opere appartenenti alle epoche e agli ambiti più diversi; la sua scrittura si muove senza sosta tra presente e passato, dialogo e archeologia, politica e filologia, in un campo tensivo di cui traccia costellazioni originali.
Sotto il titolo Il gesto che resta. Agamben contemporaneo, questo numero della rivista “Pólemos. Materiali di filosofia e critica sociale”, mira a promuovere una riflessione sul contributo dell’autore all’attuale dibattito filosofico e politico, inserendosi in una produzione scientifica che, in Italia, solo negli ultimi anni è stata protagonista di una crescita significativa. In particolare, si invita a un approfondimento e/o a una riflessione critica sulle nozioni attraverso le quali si formula la proposta filosofico-politica di Homo sacer, con speciale riguardo per quelle che ne vengono a delineare l’epilogo, quali inoperosità, potenza destituente, forma di vita, uso, gesto.
Il sottotitolo Agamben contemporaneo invita, inoltre, a una riflessione sulle indagini archeologiche dell’autore intese, con l’assunto foucaultiano richiamato spesso nei suoi testi, quale «unica via di accesso al presente». Infine, l’insistenza sulla contemporaneità allude, da un lato, al dialogo di Agamben con altri pensatori dei secoli XX e XXI, dall’altro, alla ricezione della sua opera in autori che, innestandosi sulla sua impalcatura speculativa, ne hanno ripreso alcuni temi sviluppandoli in nuove direzioni.
I curatori invitano a proporre contributi sui seguenti nuclei tematici:
-
l’uso originale dei concetti attraverso cui si formula la proposta filosofica e politica di Homo sacer: inoperosità, potenza destituente, ontologia modale, esigenza, forma di vita, uso, gesto, in particolare nell’ultima sezione della serie (Altissima povertà, L’uso dei corpi) e nei testi che la costellano (Profanazioni, Nudità, Il fuoco e il racconto, Pulcinella, Che cos’è la filosofia?, Karman)
-
il rapporto ad altri autori contemporanei (tanto a referenti principali di Agamben, come Walter Benjamin, Martin Heidegger, Hannah Arendt e Michel Foucault, che a pensatori con cui egli dialoga nei testi, come Alain Badiou, Jean-Luc Nancy, Gilles Deleuze, Yan Thomas, Furio Jesi, Enzo Melandri, e Gianni Carchia)
-
lo studio di autori classici, a partire dal principio dell’«Entwicklungsfähigkeit», la loro suscettibilità di essere sviluppati in nuove direzioni (come Platone, Aristotele, Paolo, Plotino, Spinoza, Leibniz, Kant e Nietzsche)
-
la “radicalità” della riflessione di Agamben: i possibili punti di contatto, o la distanza, con le correnti insurrezionali e rivoluzionarie del XIX e del XX secolo (comunismo, anarchismo, situazionismo, marxismo, blanquismo, fourierismo)
-
la ricezione filosofica e politica dell’opera agambeniana (per esempio nei testi di Andrea Cavalletti o nei progetti Tiqqun e Comité Invisible)
-
la riflessione sull’arte nell’opera di Agamben e la sua ricezione in ambito estetico
Gli articoli, per un limite massimo di 40.000 caratteri (spazi inclusi), accompagnati da un abstract di 1000 caratteri (in italiano e in inglese), devono essere inviati all’indirizzo e-mail cfp@rivistapolemos.it entro il 1 giugno 2019 (in uno dei seguenti formati: .doc, .docx, .odt) in un unico documento che sia adatto alla revisione anonima (double blind peer review). Sono particolarmente graditi contributi direttamente pertinenti alle linee di ricerca suggerite. Si accettano contributi in italiano, inglese, francese, tedesco e spagnolo.
Gli autori che intendano sottoporre alla rivista contributi che eccedano i temi individuati sono invitati a discuterne preliminarmente con i curatori del numero monografico, inviando una mail ai seguenti indirizzi:
flavio.luzi@uniroma1.it