L’idea sta all’ideale come la possibilità di critica dell’opera rispetto alla sua impossibilità. In questa tensione, che ha come estremi rispettivamente il primo romanticismo e Goethe, si situa il luogo d’indagine benjaminiano. Considerato, con alcune riserve che espliciteremo, come un contributo alla storia dei problemi, Il concetto di critica nel romanticismo tedesco presenta dei motivi che, se ben messi a fuoco, nonché determinare la lettura dei successivi scritti di Benjamin, possono aiutarne la ricollocazione in un luogo più congeniale alla sua opera((W. Benjamin, Der Begriff der Kunstkritik in der Deutschen Romantik, in Gesammelte Schriften, (a cura di R. Tiedemann e H. Schweppenhäuser), Suhrkamp Verlag, Frankfurt am Main 1977; trad. it. di C. Colaiacono, Il concetto di critica nel romanticismo tedesco, in W. Benjamin, Scritti 1912-1922 (a cura di G. Agamben), Einaudi, Torino 1982. D’ora in avanti si citerà quest’opera con la sigla CR, seguita dal numero di pagina nella sua traduzione italiana. Cfr. anche B. Moroncini, Walter Benjamin e la moralità del moderno, Guida Editori, Napoli 1984; Aa.Vv., Walter Benjamin tra critica romantica e critica del Romanticismo, a cura di B. Maj e D. Messina, Aletheia, Firenze 2000; T. Tagliacozzo, Esperienza e compito infinito nella filosofia del primo Benjamin, Quodlibet, Macerata 2003; G. Gilloch, Walter Benjamin, il Mulino, Bologna 2008; F. Desideri, M. Baldi, Benjamin, Carocci editore, Roma 2010.)). Questi esibiscono un modo di intendere la critica d’arte che si pone su un piano ben più solido dei discorsi sulla critica contemporanea, indicando un topos, la costellazione romantico-idealistica, in cui è possibile leggere opzioni che ancora determinano, e da più punti di vista, gli abiti del nostro rapporto con le opere.
Del concetto di critica romantica qui si disegna la genesi storica e teoretica, muovendo da una sfera diversa da quella del gusto e dell’efficacia che aveva segnato le estetiche classicistiche: non la motivazione soggettiva, ma il concetto di critica come potenziamento e autosviluppo dell’opera stessa, attraverso il medium della riflessione, sarà il punto da cui prendere le mosse. Tuttavia questo movimento, come vedremo potenzialmente infinito, sarà possibile solo a partire dal concetto di un’autolimitazione della forma, l’idea di opera; limitazione interna a differenza di una limitazione di principio, che sarà invece avanzata dal paradigma goethiano della non criticabilità dell’opera d’arte. Conseguenza di ciò sarà la fondazione simultanea dei concetti di critica e di opera. Secondo un frammento di Schlegel critica è «potenza e radice»((F. Schlegel, Frammenti critici e scritti di estetica, trad. it. di V. Santoli, Sansoni, Firenze 1937, p. 20.)). Per Hölderlin, la cui posizione rispetto ai romantici dovrà essere precisata, l’opera, o nello specifico la poesia, è «sacra sobrietà»((F. Hölderlin, Metà della vita, in Poesie, trad. it di G. Vigolo, Einaudi, Torino 1958, p. 175.)).
La sottovalutazione, quando non la rimozione, di queste determinazioni rappresenta un indice della ricezione di Benjamin, e del rispettivo concetto di critica, che lo consegna a quelle potenze dell’estetico in cui egli riconobbe i primi sintomi proprio nella decadenza tardo romantica. Se la differenziazione interna alla categoria di romantico tra un primo e secondo romanticismo rappresenta la peculiarità dell’operazione benjaminiana, il punto cieco individuato nella posizione di Goethe rivela un modo altro di frequentare questa soglia. Non da ultimo, la riproposizione di una lettura attenta del Concetto di critica può fungere da antidoto contro i tentativi di feticizzare il momento della rottura a discapito della configurazione formale. Non l’eccitazione del caso, ma, con tutte le differenze tra sistema e spirito di sistema, sarà il «mistero dell’ordine», o hölderlinianamente il significato della «connessione» e dell’allentamento dei nessi funzionali, a costituire il problema della critica.
Capasso, Mico."L’IMMAGINE DELLA CRITICA. Sul Concetto di critica nel romanticismo tedesco di Walter Benjamin". PólemosVIII. 6-7. (2014): 13-23https://www.rivistapolemos.it/limmgine-della-critica-sul-concetto-di-critica-nel-romanticismo-tedesco-di-walter-benjamin/?lang=it
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Capasso, Mico.2014. "L’IMMAGINE DELLA CRITICA. Sul Concetto di critica nel romanticismo tedesco di Walter Benjamin". PólemosVIII (6-7). Donzelli Editore: 13-23. https://www.rivistapolemos.it/limmgine-della-critica-sul-concetto-di-critica-nel-romanticismo-tedesco-di-walter-benjamin/?lang=it
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TY - JOUR
A1 - Capasso, Mico
PY - 2014
TI - L’IMMAGINE DELLA CRITICA. Sul Concetto di critica nel romanticismo tedesco di Walter Benjamin
JO - Plemos
SN - 9788898697243/2281-9517
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L’idea sta all’ideale come la possibilità di critica dell’opera rispetto alla sua impossibilità. In questa tensione, che ha come estremi rispettivamente il primo romanticismo e Goethe, si situa il luogo d’indagine benjaminiano. Considerato, con alcune riserve che espliciteremo, come un contributo alla storia dei problemi, Il concetto di critica nel romanticismo tedesco presenta dei motivi che, se ben messi a fuoco, nonché determinare la lettura dei successivi scritti di Benjamin, possono aiutarne la ricollocazione in un luogo più congeniale alla sua opera((W. Benjamin, Der Begriff der Kunstkritik in der Deutschen Romantik, in Gesammelte Schriften, (a cura di R. Tiedemann e H. Schweppenhäuser), Suhrkamp Verlag, Frankfurt am Main 1977; trad. it. di C. Colaiacono, Il concetto di critica nel romanticismo tedesco, in W. Benjamin, Scritti 1912-1922 (a cura di G. Agamben), Einaudi, Torino 1982. D’ora in avanti si citerà quest’opera con la sigla CR, seguita dal numero di pagina nella sua traduzione italiana. Cfr. anche B. Moroncini, Walter Benjamin e la moralità del moderno, Guida Editori, Napoli 1984; Aa.Vv., Walter Benjamin tra critica romantica e critica del Romanticismo, a cura di B. Maj e D. Messina, Aletheia, Firenze 2000; T. Tagliacozzo, Esperienza e compito infinito nella filosofia del primo Benjamin, Quodlibet, Macerata 2003; G. Gilloch, Walter Benjamin, il Mulino, Bologna 2008; F. Desideri, M. Baldi, Benjamin, Carocci editore, Roma 2010.)). Questi esibiscono un modo di intendere la critica d’arte che si pone su un piano ben più solido dei discorsi sulla critica contemporanea, indicando un topos, la costellazione romantico-idealistica, in cui è possibile leggere opzioni che ancora determinano, e da più punti di vista, gli abiti del nostro rapporto con le opere.
Del concetto di critica romantica qui si disegna la genesi storica e teoretica, muovendo da una sfera diversa da quella del gusto e dell’efficacia che aveva segnato le estetiche classicistiche: non la motivazione soggettiva, ma il concetto di critica come potenziamento e autosviluppo dell’opera stessa, attraverso il medium della riflessione, sarà il punto da cui prendere le mosse. Tuttavia questo movimento, come vedremo potenzialmente infinito, sarà possibile solo a partire dal concetto di un’autolimitazione della forma, l’idea di opera; limitazione interna a differenza di una limitazione di principio, che sarà invece avanzata dal paradigma goethiano della non criticabilità dell’opera d’arte. Conseguenza di ciò sarà la fondazione simultanea dei concetti di critica e di opera. Secondo un frammento di Schlegel critica è «potenza e radice»((F. Schlegel, Frammenti critici e scritti di estetica, trad. it. di V. Santoli, Sansoni, Firenze 1937, p. 20.)). Per Hölderlin, la cui posizione rispetto ai romantici dovrà essere precisata, l’opera, o nello specifico la poesia, è «sacra sobrietà»((F. Hölderlin, Metà della vita, in Poesie, trad. it di G. Vigolo, Einaudi, Torino 1958, p. 175.)).
La sottovalutazione, quando non la rimozione, di queste determinazioni rappresenta un indice della ricezione di Benjamin, e del rispettivo concetto di critica, che lo consegna a quelle potenze dell’estetico in cui egli riconobbe i primi sintomi proprio nella decadenza tardo romantica. Se la differenziazione interna alla categoria di romantico tra un primo e secondo romanticismo rappresenta la peculiarità dell’operazione benjaminiana, il punto cieco individuato nella posizione di Goethe rivela un modo altro di frequentare questa soglia. Non da ultimo, la riproposizione di una lettura attenta del Concetto di critica può fungere da antidoto contro i tentativi di feticizzare il momento della rottura a discapito della configurazione formale. Non l’eccitazione del caso, ma, con tutte le differenze tra sistema e spirito di sistema, sarà il «mistero dell’ordine», o hölderlinianamente il significato della «connessione» e dell’allentamento dei nessi funzionali, a costituire il problema della critica.
SE - 6-7/2014
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L’idea sta all’ideale come la possibilità di critica dell’opera rispetto alla sua impossibilità. In questa tensione, che ha come estremi rispettivamente il primo romanticismo e Goethe, si situa il luogo d’indagine benjaminiano. Considerato, con alcune riserve che espliciteremo, come un contributo alla storia dei problemi, Il concetto di critica nel romanticismo tedesco presenta dei motivi che, se ben messi a fuoco, nonché determinare la lettura dei successivi scritti di Benjamin, possono aiutarne la ricollocazione in un luogo più congeniale alla sua opera((W. Benjamin, Der Begriff der Kunstkritik in der Deutschen Romantik, in Gesammelte Schriften, (a cura di R. Tiedemann e H. Schweppenhäuser), Suhrkamp Verlag, Frankfurt am Main 1977; trad. it. di C. Colaiacono, Il concetto di critica nel romanticismo tedesco, in W. Benjamin, Scritti 1912-1922 (a cura di G. Agamben), Einaudi, Torino 1982. D’ora in avanti si citerà quest’opera con la sigla CR, seguita dal numero di pagina nella sua traduzione italiana. Cfr. anche B. Moroncini, Walter Benjamin e la moralità del moderno, Guida Editori, Napoli 1984; Aa.Vv., Walter Benjamin tra critica romantica e critica del Romanticismo, a cura di B. Maj e D. Messina, Aletheia, Firenze 2000; T. Tagliacozzo, Esperienza e compito infinito nella filosofia del primo Benjamin, Quodlibet, Macerata 2003; G. Gilloch, Walter Benjamin, il Mulino, Bologna 2008; F. Desideri, M. Baldi, Benjamin, Carocci editore, Roma 2010.)). Questi esibiscono un modo di intendere la critica d’arte che si pone su un piano ben più solido dei discorsi sulla critica contemporanea, indicando un topos, la costellazione romantico-idealistica, in cui è possibile leggere opzioni che ancora determinano, e da più punti di vista, gli abiti del nostro rapporto con le opere.
Del concetto di critica romantica qui si disegna la genesi storica e teoretica, muovendo da una sfera diversa da quella del gusto e dell’efficacia che aveva segnato le estetiche classicistiche: non la motivazione soggettiva, ma il concetto di critica come potenziamento e autosviluppo dell’opera stessa, attraverso il medium della riflessione, sarà il punto da cui prendere le mosse. Tuttavia questo movimento, come vedremo potenzialmente infinito, sarà possibile solo a partire dal concetto di un’autolimitazione della forma, l’idea di opera; limitazione interna a differenza di una limitazione di principio, che sarà invece avanzata dal paradigma goethiano della non criticabilità dell’opera d’arte. Conseguenza di ciò sarà la fondazione simultanea dei concetti di critica e di opera. Secondo un frammento di Schlegel critica è «potenza e radice»((F. Schlegel, Frammenti critici e scritti di estetica, trad. it. di V. Santoli, Sansoni, Firenze 1937, p. 20.)). Per Hölderlin, la cui posizione rispetto ai romantici dovrà essere precisata, l’opera, o nello specifico la poesia, è «sacra sobrietà»((F. Hölderlin, Metà della vita, in Poesie, trad. it di G. Vigolo, Einaudi, Torino 1958, p. 175.)).
La sottovalutazione, quando non la rimozione, di queste determinazioni rappresenta un indice della ricezione di Benjamin, e del rispettivo concetto di critica, che lo consegna a quelle potenze dell’estetico in cui egli riconobbe i primi sintomi proprio nella decadenza tardo romantica. Se la differenziazione interna alla categoria di romantico tra un primo e secondo romanticismo rappresenta la peculiarità dell’operazione benjaminiana, il punto cieco individuato nella posizione di Goethe rivela un modo altro di frequentare questa soglia. Non da ultimo, la riproposizione di una lettura attenta del Concetto di critica può fungere da antidoto contro i tentativi di feticizzare il momento della rottura a discapito della configurazione formale. Non l’eccitazione del caso, ma, con tutte le differenze tra sistema e spirito di sistema, sarà il «mistero dell’ordine», o hölderlinianamente il significato della «connessione» e dell’allentamento dei nessi funzionali, a costituire il problema della critica.
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