Abstract
L’articolo affronta l’idea di “assemblaggio collettivo di enunciazione” presentata nel libro di Deleuze e Guattari su Kafka, collegandola al tema del divenire-minore. L’articolo sviluppa poi le conseguenze di questa idea in relazione all’arte in generale e alle pratiche vicine ma non coincidenti con le pratiche artistiche nel senso tradizionalmente inteso, comprese le pratiche filosofiche.