Abstract
Il seguente testo vuole indagare la partecipazione spettatoriale, qui chiamata anche come “drammaturgia spettatoriale”, all’interno di un contesto specifico come quello di un festival di teatro internazionale che è La Biennale di Venezia. Dopo avere dato un parziale specchietto in merito alla condizione particolarmente penalizzata del ruolo dello spettatore negli studi teatrali e non solo (Rousseau, Mervant-Roux, Grotowksy), viene poi fatto emergere il suo posizionamento autonomo ed emancipato da statuto (Rancière). In particolare, poi, vengono considerati tre casi studio (Club Gewalt, Julian Hetzel e Miet Warlop) presenti in Biennale per analizzare e mettere in luce le diverse strategie drammaturgiche di coinvolgimento del pubblico e di come, nonostante i diversi usi, la “partecipazione” sia una conditio sine qua non del rapporto tra scena e sala.