Abstract
La Wirkungsgeschichte delle opere di Marx si intreccia inestricabilmente con le catastrofi della «seconda natura», con le tragedie storiche che il Novecento ci ha consegnato. L’ormai acquisito distanziamento storico permette però un recupero di “semplicità”, l’ammissione esplicita della provvisorietà e del carattere aperto e critico della lettura che si viene a proporre. Solo così si potrà aprire una terza via al di là dell’appiattimento filologico fine a se stesso e svincolato da ogni apertura problematica o, all’opposto, dal prendere la pagina di Marx a pretesto per dar vita a una costruzione teorica i cui concetti non sono in alcun modo riconducibili all’unità coerente del suo discorso.
In questa prospettiva rimane a mio giudizio emblematico il caso di Louis Althusser, una della presenze più incisive di quella intensa stagione del pensiero che fu il dibattito su Marx negli anni intorno al Sessantotto e che negli ultimi tempi si è reimposta in modo significativo. Althusser nella sua radicalità e lucidità fa ancor oggi emergere, contro se stesso, il problema teorico centrale che gli scritti marxiani della maturità esibiscono in modo evidente: l’ineludibilità della presenza di Hegel, il funzionare all’interno della critica dell’economia politica di precise modalità della filosofia hegeliana, non solo come concessioni di stile o spunti per una forma espositiva, ma come elementi determinanti per la caratterizzazione del sapere che Marx vuole mettere in campo e dei suoi risultati più rilevanti.