Abstract
L’articolo si propone di porre l’attenzione sul rapporto tra l’opera del filosofo Giorgio Agamben e quella del poeta Giorgio Caproni. Per farlo, vengono utilizzate delle lettere, fin’ora inedite, che il filosofo romano ha inviato al poeta tra il 1980 ed il 1989. Queste lettere sono oggi conservate tra le carte del Fondo Caproni, nell’archivio contemporaneo del gabinetto scientifico G. P. Vieusseux di Firenze. L’articolo cerca di leggere queste pagine, incrociandole con i principali testi dei due autori in quel periodo cronologico – in particolare Il linguaggio e la morte. Un seminario sul luogo della negatività, Idea della prosa per Agamben e Il Conte di Kevenehüller, Res amissa per Caproni indagando eventuali corrispondenze e rimandi.